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Raffaella Marianna Fortunata Mortara z"l

“Com’è difficile trovare una donna di carattere! Essa vale molto di più delle perle di corallo… Datele credito per tutto quello che fa: tutta la città le deve rispetto per il suo lavoro.” (Proverbi 31, 10-31)
Sono le parole che aveva scelto Raffaella Mortara per onorare la memoria di sua madre nei giorni della sua scomparsa solo tre anni fa. Carattere, rispettabilità, dedizione al lavoro sono stati elementi che ben descrivono anche la vita di Raffaella, improvvisamente strappata all’affetto dei suoi cari. Figlia di Amedeo Mortara, personalità ebraica e cofondatore del Movimento federalista europeo, e di Luisella Ottolenghi, storica dell’arte e presidente per decenni della Fondazione CDEC di Milano, Raffaella era esperta in comunicazione e aveva lavorato per molti anni nella segreteria di Giovanni Spadolini. Si era in seguito occupata da imprenditrice di editoria, per poi impegnarsi nella sfera pubblica prima come consigliera di amministrazione del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara MEIS, e poi come consigliera e vicepresidente della Fondazione CDEC, carica che aveva ricoperto fino alla scorsa primavera. Organizzatrice di mostre, promotrice di pubblicazioni, munifica mecenate della cultura, era impegnata da anni nel supporto dell’iniziativa Letture di Nuovi Classici per il III Millennio organizzata dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Raffaella era il punto d’incontro di percorsi famigliari profondamente intrecciati con la storia dell’ebraismo italiano. Nel suo albero genealogico spiccano figure di rilievo del processo risorgimentale, da Giacomo Dina a Isacco Artom fino al generale Giuseppe Ottolenghi. Raffaella amava ricordare questo legame ancestrale, che si faceva programma politico quando connetteva quelle vicende all’adesione del nonno Guido Ottolenghi alla resistenza antifascista nell’area di Ravenna, dove aveva collaborato all’azione della Brigata Ebraica. Una militanza culturale e politica che ha segnato la sua vita e che lascia ora un vuoto doloroso in chi ha avuto l’onore e il privilegio di collaborare con lei. Possa il suo ricordo essere di benedizione.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

I suoi cugini più giovani, che lei affettuosamente chiamava “nipoti” perché non aveva figli, la ricordano così:
“Sentiremo molto la sua mancanza, ma il calore, la dolcezza e lo spirito gentile di Raffaella saranno per sempre nei nostri cuori. La ricorderemo come una donna dal grande cuore, sempre disponibile per la sua famiglia allargata e per la Comunità.
Si è sempre battuta per far sì che le nuove generazioni capissero l’importanza del ricordo della Shoah, portando nelle scuole, durante la giornata della memoria, la storia della sua famiglia.
Ad ogni seder di Pesach leggeva con orgoglio un estratto del libro scritto da sua nonna Ada Ottolenghi che nel finale, rivolgendosi a lei, la esortava a portare avanti il ricordo di quello che era stato per impedire che accadesse di nuovo.

I “nipoti” giovani del ramo Mortara

 

 

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